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Stando agli ultimi dati riguardanti i contagi da Coronavirus, la Campania sembrerebbe tornare in uno stato di allerta.

Così, Vincenzo De Luca si dichiara pronto a chiudere la regione. Attualmente le sue intenzioni sarebbero quelle di limitare (per quanto sia possibile) gli spostamenti, tranne in caso di necessità. Pertanto, se non dovesse esserci un’esigenza di lavoro o familiare, è preferibile restare in Campania.

Tra l’altro, il governatore si rivela abbastanza indignato per il fatto che molti cittadini non facciano uso delle mascherine dopo le ore 18, specialmente i giovani. Ecco cosa ha detto in merito:

“Il 90% dei cittadini dopo le 18 la mascherina non la indossa. L’elemento critico e sconcertante è l’assoluta scomparsa delle forze dell’ordine nel controllo delle ordinanze che vengono emesse. Se il governo decide che alle 18 bisogna indossarla, bisogna fare i controlli, altrimenti meglio non fare ordinanze piuttosto che farle e constatare che nessuno le osserva. Sarebbe stato preferibile non fare questa ordinanza e fare controlli mirati nei locali dove le distanze non si rispettano. Sarebbe stato utile per non ridicolizzare lo Stato”.

De Luca: “Valuteremo nuova chiusura tra 15 giorni”

Vincenzo De Luca non si perde d’animo e sta analizzando la situazione nel dettaglio.

Infatti, se si dovesse registrare un eccessivo incremento di contagi, valuterà una nuova chiusura. Al momento parla di quindici giorni, ma nulla di certo.

Allo stesso tempo, ha voluto commentare la questione sulla riapertura delle scuole. Secondo lui, bisognerebbe effettuare il controllo della temperatura ad ogni singolo alunno che fa l’ingresso a scuola. Chiudere la struttura se dovesse esserci qualche positivo è forse eccessivo, bisognerebbe più che altro puntare sul rispetto delle regole.

Di conseguenza, ribadisce l’importanza della mascherina obbligatoria. Nel caso in cui dovessero esserci delle violazioni, non si escludono possibili sanzioni ed afferma:

“Vorrei che in questa materia ci fosse meno faciloneria di quanto non si sia espresso dal ministero dell’Istruzione”.

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