Condizione femminile fino a oggi

La condizione sociale della donna ha attraversato importanti cambiamenti nel corso della storia, riuscendo a raggiungere traguardi inimmaginabili nel passato, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga. Le donne continuano a fare i conti con una società profondamente maschilista, una società che stenta a riconoscere l’importanza del loro contributo per lo sviluppo di un Paese e le relega esclusivamente al ruolo di moglie e madre, compiti che non rinnegano ma che ormai sentono sempre più stretti. Le donne di oggi vogliono sì essere fidanzate, compagne, mogli e madri, ma senza che questo assuma i connotati di un limite. La donna non è “solo” quello. Il luogo in cui la donna deve stare non è più esclusivamente la casa.

Le donne di oggi vogliono partecipare attivamente alla vita della società e vorrebbero che il loro valore venisse riconosciuto in ogni settore, senza che il sesso di appartenenza influisca negativamente sulla possibilità di accedere a una determinata professione; senza che il loro essere donna le porti – per un motivo privo di ogni fondamento razionale – a guadagnare meno di un uomo; senza che i successi siano accompagnati da commenti maschilisti che alludono a “prestazioni extra”; senza che la maternità rappresenti l’incubo di perdere il posto di lavoro; senza che la propria voglia di indipendenza si trasformi in una condanna a morte.

La donna nel Mondo Antico

Nell’Antica Grecia la donna era priva di diritti e relegata a un ruolo esclusivamente domestico e familiare; non poteva assistere a manifestazioni pubbliche e praticare attività sportive; era esclusa dall’eredità, che spettava solamente ai figli maschi. Solo a Sparta godeva di una maggiore libertà: non era costretta a stare in casa, poteva praticare sport ginnici ed era addestrata alle arti militari (ma non poteva combattere), pur rimanendo esclusa dalla vita politica. Tale condizione registrò un miglioramento tra il IV e il I secolo a.C.: le donne ricevettero alcuni diritti, come fare testamento, concludere contratti e ricevere un’eredità.

La situazione non era molto diversa a Roma. A partire dal I secolo a.C. si registrarono però alcuni cambiamenti che contribuirono a donare alle donne maggiore libertà: potevano richiedere il divorzio e cominciarono a dedicarsi ad attività come l’arte, la letteratura, la poesia e la medicina. Non mancavano però limitazioni poste dal diritto romano: le donne non potevano accedere alla vita politica, era loro negata la patria potestas (prerogativa dell’uomo) e la possibilità di adottare.

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La donna nel Medioevo

La condizione femminile era di profonda sottomissione. La donna apparteneva al padre fino a quando lui non decideva di darla in sposa, e il suo ruolo era quindi profondamente legato al matrimonio e i compiti di moglie/madre ad esso connessi. Negli anni bui dell’Inquisizione la donna era considerata rappresentatrice del Diavolo sulla Terra, colei che conduceva l’uomo al peccato impedendogli di raggiungere la salvezza eterna. Quelle che appartenevano ai ceti sociali più bassi dovevano lavorare nei campi; quelle delle classi agiate, invece, venivano mandate in convento o date in sposa a uomini ricchi, sempre scelti dal padre.

La donna dal Settecento al Novecento

Hanno combattuto al fianco degli uomini durante la Rivoluzione francese, ma non erano ammesse alla vita politica nazionale. È con l’Ottocento che la donna torna alla ribalta, soprattutto nelle vesti di lavoratrice: comincia ad essere riconosciuta la forza lavoro femminile e il suo peso all’interno della società. Le donne, pur con enorme fatica, iniziano ad essere viste come cittadine e lavoratrici. Fanno la loro comparsa nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali, conquistando così un’indipendenza economica che le sottrae dal potere dell’uomo, padre o marito. Cambiamenti che si riflettono anche sull’abbigliamento: niente più stecche e bustini, ma abiti comodi e costumi da bagno. Il Novecento è il secolo delle conquiste dei diritti civili, del diritto di voto e della possibilità di accedere a ogni professione. La donna della seconda metà del ‘900 conquista la sua libertà economica, giuridica, politica e sessuale.

La donna in Italia oggi

Nonostante gli evidenti miglioramenti, la strada per una globale affermazione della donna nella società moderna è ancora molto lunga, in Italia come nel resto del mondo. Secondo dati recenti, nel nostro Paese il tasso di disoccupazione femminile è più alto di quello maschile, tasso che risulta più marcato nel Mezzogiorno. Un fenomeno legato principalmente alla gravidanza: il 15% delle donne dichiara di aver abbandonato il posto di lavoro per la nascita di un figlio. Condizione spesso imposta: licenziate o messe in condizioni di lasciare l’occupazione per il sopraggiungere della gravidanza. Disoccupazione soppiantata dal carico di lavoro domestico: i maschi italiani risultano i meno attivi nel lavoro familiare. Non solo, le donne italiane hanno diritto a salari mediamente più bassi rispetto a quelli percepiti dai loro colleghi maschi. Dati che non fanno altro che dimostrare come ci sia ancora molto da fare per una reale parità tra uomo e donna.

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