Recentemente si sono verificati casi di aggressione ad alcuni turisti italiani in vacanza in Kenya, Flavio Briatore, che possiede un resort a Malindi, Lion in the sun, si è affrettato a specificare, in un’intervista rilasciata a Chi, che il Kenya non è un paese violento. Molti arrivano, ostentano una ricchezza inopportuna che stride con la povertà del posto. Bisogna saper vivere rispettando questo Paese.”

Selvaggia Lucarelli non ha digerito le dichiarazioni dell’imprenditore ed è partita all’attacco su facebook “Balle. Il Kenya è un paese la cui storia affoga nel sangue delle guerre tra etnie in perenne conflitto, crimini contro l’umanità e barbarie varie ed assortite. Cinque anni fa, mica cento, 1200 persone sono state trucidate dopo le elezioni. C’è corruzione nella polizia, la violenza sessuale dilaga, nei campi profughi somali si consumano orrori di ogni genere e soprattutto, mezzo paese che fa la fame. Letteralmente. E la maggior parte della gente che lavora si porta a casa 200 dollari al mese.

Non so di che paese parli Briatore, quando dipinge il Kenya come un posto tranquillo. Parla, forse, della lingua di sabbia compresa tra il primo e l’ultimo ombrellone del suo bel resort, in cui il peggior incidente che ti possa accadere è che ti cada una capirinha sul costume La Perla. Almeno sulla carta. E allora dico una cosa, che non ha a che fare col giudizio perché poi quest’uomo dà lavoro a gente del posto e non voglio ometterlo, ma ogni volta che vedo le foto di lui a mollo nelle acque cristalline con amici, moglie e figlio serviti da camerieri con vassoi di frutta e bibite che entrano in acqua vestiti per servirli, io provo un senso di profondo disagio.

No al “Billionaire” in Kenya “Immagino cosa debba pensare la sera quando torna a casa, il cameriere che ha conosciuto la fame e ora assiste ai pediluvi di Berlusconi, alle sfilate di rolex e di gnocche ingioiellate servite e riverite. Cosa racconti. E a chi. E mi chiedo come si faccia a non provare disagio ad aprire un locale che si chiama ‘Billionaire’, che è il nome più cafone del creato, in un posto in cui milioni di persone (soprav)vivono e muoiono con un dollaro al giorno. Mi chiedo se rispettare un paese del genere, come dice il buon Flavio, non sia compito solo dei turisti cretini che sfoggiano il Rolex ma anche degli imprenditori che non conoscono la differenza tra investire e ostentare.”

La risposta di Briatore non si è fatta attendere “La Lucarelli che parla del Kenia, avesse lei la dignità di questo popolo… invece non si capisce cosa fa, parla male di tutto e di tutti…”

Immediata anche la replica della Lucarelli “Mi limito a dire che avere rispetto per un popolo è anche imparare a scrivere correttamente il nome del paese in cui quel popolo vive. Kenya, non Kenia.”

Sarà finita qui o la polemica tra i due proseguirà?

selvaggia-lucarelli-

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3 COMMENTI

  1. Io sono stata varie volte in Kenya a casa the anici.e le realtà possono essere diverse…da come si sta in luoghi così disagiati dove però le persone del posto che lavorano per italiani o europei sono trattati nel modo giusto…vengono assicurati e gli viene garantito uno stipendio mensile che per loro è tanto visto lo stato di povertà in cui vivono..
    Si può andar in kenya farsi le ferie godere di luoghi magnifici e quando siamo lì perchè no….anche aiutare come possiamo chi ha bisogno…dar sostegno agli orfanotrofi,, ed alle scuole che sono la cosa principale……

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