Il turchese è una pietra non-trasparente, nel genere, è la più apprezzata sin dall’antichità. Infatti, monili e statuine di questo materiale sono stati rinvenuti sia nelle tombe egiziane che tra i reperti Maya. Attualmente ancora è una pietra molto richiesta sia in oreficeria che per crearne sculture di gran pregio. In Sardegna il turchese viene utilizzato tanto nella realizzazione di gioielli (spesso in filigrana) della tradizione dell’isola, riproducendo quelli antichi di un tempo,  per i quali le pietre usate erano il turchese ed il corallo rosso.

C’è da sottolineare che però il turchese è una gemma molto delicata,  con tendenza a scolorirsi, se dimenticata al sole o a contatto con sudore o acqua di mare (per lungo tempo) purtroppo si sfalda con facilità e muta colore diventando di un verdastro poco attraente. I maggiori giacimenti si trovano in Iran e Afghanistan, e nel sud degli USA. I pezzi più puri invece, quelli di un splendido azzurro ceroso, provengono dall’ex Persia.
A livello magico influenza in modo positivo gli amori, protegge i viaggiatori, e porta ricchezza materiale. Antiche leggende narrano questa pietra cambia colore in previsione di avvenimenti tragici come malattie, morte o calamità naturale, e che sbiadisce se indossata da persona gravemente malata. Viene utilizzata per guarire i problemi della vista, l’emicrania, le malattie nervose, la febbre. Per il suo colore azzurro-verde è consacrata a Venere e si abbina al segno del Toro e della Bilancia. Viene anche associata al chakra della gola.

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