Il tema più caldo della politica estera di questa settimana ha visto lo sviluppo del conflitto USA Iran, con le relative ipotesi sui possibili scenari futuri.

Tuttavia lo scontro tra America e Iran parte da origini lontane e le motivazioni che stanno alla loro base si possono ricercare negli interessi reciproci per il controllo territoriale dell’Iraq.

Di fatto, il clima teso si respirava già da molti anni, fino a quando Obama aveva sottoscritto delle intese sul tema delle armi nucleari sul fronte iraniano, che avevano temporaneamente stabilizzato la situazione.

Tuttavia la recente uccisione di Qassem Soleimani ci racconta uno scenario che ha subito dei cambiamenti, laddove la tregua tra America e Iran si fa sempre più velleitaria.

In questo momento gli accordi sul nucleare sembrano essere gli ultimi pensieri nella mente dei leader americani e iracheni.

Stiamo vivendo una situazione di profonda tensione, che potrebbe sfociare anche in una vera e propria guerra.

Iraq e la guerra per il petrolio

L’Iraq è ricco di petrolio, dunque rappresenta un territorio di interesse per le diverse nazioni in gioco.

Il Medio Oriente regola il suo equilibrio sulla base dei rapporti tra le diverse regioni, che periodicamente intendono avere un ruolo di dominio sul territorio.

Per meglio comprendere le origini di questo conflitto è interessante ricordare le guerre del Golfo a seguito delle quali il dominio di Saddam Hussein era terminato.

A seguito di quelle guerre l’esercito americano aveva abbandonato l’Iraq; di conseguenza negli ultimi dieci anni lo Stato Islamico aveva aumentato il suo potere sul territorio iracheno.

Da li la formazione dell’Isis per mano di Al Baghdadi, successivamente eliminato, ma che aveva creato la rete terroristica che tutti conoscono.

Dall’altra parte, il leader dell’Iraq Al Abadi, aveva provato a contrastare questa tendenza, contando sull’aiuto degli USA in contrasto allo Stato Islamico.

Lo stesso Stato Islamico aveva preso il controllo di Mosul e, per questo motivo si era mobilitato l’Iran, attraverso il jihad annunciato da Ali al-Sistani, per contrastare l’esercito islamico.

Lo sviluppo del conflitto e la sconfitta dello stato islamico

In quel frangente il movimento jihad degli sciiti era arrivato a combattere con diverse rappresentative militari e con migliaia di unità.

A seguito di quella mobilitazione lo Stato Islamico in Iraq era stato sconfitto, grazie all’azione militare dell’Iran e paramilitare delle unità civili del popolo iraniano.

Di fatto l’esercito iraniano aveva potuto contare sul contributo paramilitare dell’esercito popolare iraniano.

Quelle forze paramilitari sono state successivamente unite all’esercito iraniano, in seguito a un decreto firmato nell’estate dello scorso anno, dal primo ministro iracheno

Oggi le milizie sciite che hanno sconfitto lo Stato Islamico vengono mal viste dall’Arabia Saudita, che per i suoi interessi territoriali vorrebbe lo scioglimento delle stesse.

Lo scenario vedeva proseguire le tensioni tra America e Iran, con il riaffiorarsi della problematica nucleare.

Il presidente Trump ha intenzione di interrompere gli accordi prescritti prima della sua elezione e riportare le sanzioni nei confronti di Teheran.

Questo perchè Teheran proprio attraverso Soleimani, controllava i traffici al di fuori di Teheran.

Infatti le armi fornite alle milizie sciite provenivano da quei traffici, anche se di fatto quelle milizie avevano sconfitto lo Stato Islamico e l’Isis.

Tuttavia sconfitto uno stato, si prefigurava la minaccia del generale Soleimani, che continuava la sua azione per il dominio dell’Iraq.

Successivamente le sanzioni dell’America verso l’Iran erano state condivise dall’allora leader iracheno al-Abadi.

Per questo motivo c’era stata una rivolta all’interno delle città dell’Iraq del Sud, che avevano portato a molte vittime.

Qui arriviamo all’avvenimento chiave che ha portato alla situazione che stiamo vivendo oggi.

Nell’autunno del 2018 si era formato un nuovo governo con il consenso dell’Iran, attraverso una riunione svoltasi a Beirut.

A capo del governo c’era Adel Abdul Mahdi, capo dell’organizzazione principale che guidava la rivoluzione islamica in Iraq.

Di quel gruppo faceva parte anche Soleimani, con altri capi sciiti iracheni; dall’altra parte l’Iran aveva iniziato la sua azione di arricchimento dell’uranio, facendo crescere il clima bellico in Medioriente.

Attacco militare di Soleimani e l’abbattimento del drone americano

Gli ultimi episodi che hanno visto precipitare la situazione, partono dall’abbattimento del drone americano da parte dell’esercito iraniano.

Successivamente c’è stato l’attacco alla raffineria saudita organizzato con molta probabilità da Teheran, quindi da Soleimani.

Ancora, lo scorso mesi di dicembre ha visto il lancio di missili sulle basi americane a nord dell’Iraq.

A quel punto la forza militare degli USA contrattacca con l’aviazione, colpendo le basi di dell’esercito iraniano in Siria e in Iraq.

Lo scontro si è fatto ancora più aspro, con l’assalto dell’ambasciata americana, da parte dei sostenitori iraniani.

I paramilitari di Soleimani sono riusciti a fare fuoco penetrando nell’ambasciata USA; il tutto ha avuto poi l’epilogo con l’uccisione di Soleimani, nell’attacco decisivo sferrato dall’America.

Mike Pompeo, il segretario di Stato americano ha motivato l’uccisione di Soleimani, definendola come un’azione necessaria per prevenire futuri attacchi.

Infatti, secondo le informazioni dell’intelligence americana, Soleimani era in procinto di sferrare un ulteriore attacco in Iraq, dove avrebbero perso la vita centinaia di persone.

La situazione al momento vive uno stallo, ma che non fa pensare a un periodo di pace; infatti l’Iran potrebbe rendersi protagonista di ulteriori attacchi anche in America Latina.

Questo perchè in quei territori ci sono molti interessi economici degli USA, sia a livello commerciale che culturale e politico.

L’azione dell’Iran ha portato a un legame con Maduro, alla base di molti contatti tra Iran e sostenitori filoiraniani in Venezuela e Sud America.

L’Iran vuole proseguire la sua guerra contro gli Stati Uniti, portando avanti il lavoro fatto da Soleimani, allargando i suoi contatti in Sud America.

Possiamo comprendere come le tensioni possano arrivare da più paesi e in questo caso anche dell’America Latina.

Il leader iraniano Ali Khamenei vuole una vendetta contro gli USA, per l’uccisione di Soleimani. Le sue minacce stanno contribuendo al clima di tensione in America Latina dove l’Iran è molto presente.

Possibili scenari: il rischio di una guerra mondiale

Joseph Humire, esperto di sicurezza globale, attraverso un suo annuncio su Twitter ha dichiarato: “La morte del generale Soleimani è più importante della morte di Bin Laden.

La Forza Qods di Pasdaran (IRGC-QF) ha presenza mondiale, inclusa l’America Latina, quindi i nostri alleati a Sud devono essere in allerta”.

Successivamente, nelle sue interviste, l’esperto internazionale ha ribadito il rischio concreto di ulteriori attacchi nei confronti degli USA in America Latina:

“Non sarà un attacco diretto. Il modus operandi dell’Iran è sempre stato quello di utilizzare i suoi alleati periferici”.

“Può usare strumenti asimmetrici per far uscire gli Stati Uniti dall’Iraq. Sarà una reazione a breve termine … E a lungo termine cercherà una vendetta più grande, vorranno sangue per sangue”.

Alla base del rapporto tra Soleimani e l’America Latina c’erano gli accordi commerciali, che vedevano la partecipazione di molte imprese iraniane.

Le infiltrazioni iraniane in America Latina, ma anche a Cuba e in Venezuela ci sono ormai da molti anni.

Già nel 2014 si sono registrate le attività commerciali iraniane, con l’istituzione di organizzazioni culturali sul territorio.

L’obiettivo dell’Iran è infiltrarsi nelle comunità musulmane, con il successivo indottrinamento del popolo latinoamericano.

Humire ha spiegato: “Finora tutte le operazioni che hanno portato avanti in America Latina sono clandestine, non hanno voluto lasciare tracce, sono stati bravi a nascondersi, quindi dobbiamo essere preparati ad un altro attacco terroristico perché hanno la capacità”.

Ci sono molti rappresentanti iraniani che sono contro gli USA e operano in America Latina:

“Esiste un’alleanza con i movimenti comunisti-socialisti, ecco perché tutti i Paesi che avevano governi a favore del socialismo si sono uniti all’Iran e hanno usato quella piattaforma per infiltrarsi in altri Paesi”.

A minacciare il futuro internazionale, contribuisce anche la presenza di molte ambasciate iraniane in America Latina.

Sempre Humire ha ribadito: “ci sono prove di forti legami tra la Guardia rivoluzionaria iraniana e elementi criminali transnazionali dell’America Latina”.

Iran e la vendetta contro l’America

Un altro paese che è protagonista in questo scenario è il Venezuela, che può appoggiare l’Iran, nella sua vendetta contro gli USA, cosi come ha spiegato Humire:

“ l’Iran ha sostenuto il regime di Nicolás Maduro in Venezuela per tutto questo tempo, mentre è entrato in conflitto con il governo provvisorio di Juan Guaidó; per cui l’Iran ha il sostegno di Nicolás Maduro come alleato”

Proseguendo: “Quando l’Iran ha realizzato l’attacco contro le navi petroliere dell’Inghilterra, in quel momento il Ministro degli Esteri iraniano si è recato in Venezuela per dimostrare di avere una forte alleanza”.

Ha poi concluso: “Ci sono aziende iraniane in Venezuela e non si sa bene cosa stiano facendo perché non c’è molto commercio, ma continuano a funzionare da molti anni. Ci sono anche progetti militari iraniani in Venezuela”.

Nello sviluppo dei possibili futuri conflitti, anche Maduro è responsabile dei suoi contatti con i nuclei terroristici dell’Iran.

Hamiri ha precisato quanto segue, in un comunicato ufficiale sula vicenda: “Il regime guidato da Maduro ha legami molto chiari con il gruppo terroristico Hezbollah e il regime iraniano”.

Prosegue: “Dal Venezuela ha facilitato il traffico illegale di droga e le operazioni di destabilizzazione, attraverso le risorse dei venezuelani”.

Conclude: “Non dimentichiamo che è stato Nicolás Maduro a firmare i primi accordi con Soleimani, consentendo alle sue forze Qods di acquisire le sue banche sanzionate e le sue aziende in Venezuela”.

I rapporti tra Teheran e il Venezuela; in particolare da molto tempo il traffico di droga tra Teheran e Caracas, viene controllato dall’Iran, con il benestare del Venezuela.

Conviasa, che è una linea aerea venezuelana avrebbe coperto questi traffici illegali; si è registrato il traffico di droga, componenti radioattivi e missili.

Tutto questo è stato avallato da Hugo Chavez e Mahmoud Ahmadinejad, nell’asse Iran-Venezuela.

Allo stesso modo, all’interno di questo scenario era forte la presenza di leader iraniani per la rivoluzione islamica, ma anche alcuni componenti dell’intelligence siriana e iraniana.

L’indagine di Coutinho sui traffici di missili dal Medio Oriente.

Tutte queste informazioni provengono da un’investigazione giornalistica portata avanti da Coutinho, un giornalista brasiliano.

La pubblicazione dei suoi reportage nella rivista Veja ha confermato anche la presenza dei traffici aerei.

In questa occasione era stata la compagnia aerea iraniana Mahan Air la responsabile del trasporto di materiali illegali.

A seguito di questa inchiesta era stata sanzionata dagli USA, con l’accusa di trasporto di armi terroristiche dal Medio Oriente.

Sono presenti anche altri avanposti che operano nei territori di confine tra Brasile, Argentina e Paraguay.

In queste aree c’è una forte presenza musulmana sciita e molte popolazioni che condividono l’ideale iraniano anti americano.

I terroristi iraniani sfruttano questo territorio per reclutare nuove leve, per il traffico di armi, droga e lo studio di azioni terroristiche a livello mondiale.

Per capire la radicalità della situazione basta pensare all’attacco avvenuto già negli anni novanta.

In quel frangente, era stata attaccata la sede dell’Associazione mutua Israelita Argentina a Buenos Aires.

Un vero è proprio attacco terroristico musulmano in America Latina, con più di 80 morti e centinaia di feriti.

Già all’epoca il generale Soleimani sembrava essere coinvolto in questi attacchi.

Il carattere religioso: l’apocalisse e la terza guerra mondiale

Se dal punto di vista strettamente geopolitico ed economico la situazione si fonda su vicende reali e osservabili, il ruolo della Chiesa non può essere trascurato.

A partire dalla Santa Sede, che esprime tutta la sua preoccupazione a seguito dell’uccisione di Soleimani.

Le conseguenze di tutto questo potrebbero sfociare in una terza guerra mondiale, se consideriamo che gli interessi sono molteplici, come abbiamo visto i precedenza.

Le reti di connessione terroristiche si stanno diffondendo in diverse nazioni e il pericolo è sempre più concreto.

Le conseguenze potrebbero investire un territorio molto più vasto del solo Medio Oriente; tutto questo in chiave religiosa ci fa pensare all’ipotesi dell’Apocalisse, un tema spesso trattato da diverse personalità più o meno esperte in materia.

Pensiamo anche alla figura di Nostradamus, che riaffiora sempre in questi casi, così come la sua profezia, che vedrebbe lo scoppio della terza guerra mondiale.

Il tutto condito dal clima di apprensione che sta caratterizzando lo scenario internazionale, con la preoccupazione degli stati europei.

Questo ennesimo conflitto internazionale assume i caratteri più disparati, viaggiando sospeso tra la superstizione e i possibili scenari reali.

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