Come affrontare la paura di volare

La paura di volare è comune a molte persone ed è assolutamente normale. Non avere vie di fuga, non poter gestire la situazione in maniera indipendente in caso di pericolo, doversi affidare totalmente alla bravura del pilota e alla sicurezza del velivolo, il timore di attacchi terroristici: sono tutti fattori che trasformano il volo in un momento di forte stress.

Alcuni ne parlano tranquillamente e seguono corsi per imparare a gestire questa fobia, altri la tengono per sé. Ci sono passeggeri che temono di non arrivare a destinazione sani e salvi, ma c’è anche chi ha paura non tanto dello schianto dell’aereo, quanto di un proprio crollo psicologico, di avere un attacco di panico.

Fobia del volo: perché abbiamo paura?

Quando il viaggio è tranquillo, non è difficile tenere a bada la propria ansia: è sufficiente concentrarsi su altro, come leggere un libro, guardare un film, ascoltare musica, parlare con il vicino di posto, dormire. Le difficoltà subentrano quando durante il volo si incontrano delle turbolenze.

Quando si ha la sensazione che l’aereo stia cadendo, a causa di una turbolenza o di una minima riduzione di quota, il corpo rilascia gli ormoni dello stress. Questi ormoni risvegliano in noi la sensazione di pericolo, facendoci pensare a dove ci troviamo: sospesi in aria a migliaia di metri da terra. Più il livello di tensione aumenta, più perdiamo la lucidità mentale: l’attacco di panico è imminente. Perdiamo il contatto con la realtà e ci convinciamo che l’aereo stia precipitando.

Paura di volare: il ruolo dell’ossitocina

Non superare il punto di non ritorno è difficile, ma non impossibile. Esiste un metodo in grado di regolare lo stress da volo, ovvero concentrarsi su una fonte di ossitocina, meglio nota come “l’ormone dell’amore”. L’ossitocina, grazia alla sua capacità di sviluppare sensazioni positive, interferisce con la reazione di paura del cervello.

Nelle donne, il rilascio di ossitocina è legato a fenomeni come l’allattamento, la vista di un neonato per la prima volta, una buona chimica sessuale e il guardare il proprio cane negli occhi. Negli uomini, invece, le fonti principali sono il cane e l’orgasmo.

Alla luce di questi dati, può essere utile portare con sé la foto del proprio cane, pensare al momento dell’allattamento, immaginare il volto, le carezze e la voce della partner.

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