Come riconoscere la violenza psicologica

Quando sentiamo parlare di violenza, il nostro pensiero va automaticamente alle percosse e ai femminicidi, ma la violenza, in realtà, ha diverse sfaccettature, alcune più subdole, meno visibili, ma non per questo meno brutali e pericolose. Tra queste vi è la violenza psicologica.

Questa tipologia è spesso sottovalutata, in quanto di difficile identificazione, anche da parte da chi la subisce, ma il suo riconoscimento è di fondamentale importanza per evitare il sorgere di altre forme di violenza, prima tra tutte quella fisica, e per liberare la vittima da una condizione di stress e disagio.

Secondo dati recenti, sono circa 8 mila le donne che subiscono violenza psicologica e nel 43% dei casi è il partner a metterla in atto. Le forme più diffuse sono: l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%), la svalorizzazione (23,8%) e le intimidazioni (7,8%).

Definire e individuare la violenza psicologica non è sempre facile, ciò dipende dal fatto che spesso tende a realizzarsi mediante graduali atteggiamenti intimidatori e oppressivi, che si insinuano nella relazione e nella mente della donna senza che lei se ne accorga. Il modo in cui questi comportamenti vengono perpetrati fa sì che la vittima li accetti, in quanto non riesce a vederne la natura violenta. Ciò finisce per ridurre la donna a un oggetto, privata del suo valore e della sua volontà.

La violenza psicologica annulla l’autostima, svilisce chi la subisce, ne limita la libertà d’azione e di pensiero, manipola e spaventa.

I comportamenti che possono essere ricondotti a questa forma di violenza sono molteplici e non sempre riconoscibili. Potrebbe trattarsi di violenza psicologica se il partner: ha costantemente un atteggiamento critico nei confronti della donna (modo di vestire, di parlare, di muoversi, di comportarsi, di pensare) e lo fa anche davanti ai figli o agli amici; le chiede di cambiare il suo aspetto fisico per compiacerlo; fa di tutto per tenerla lontana dai suoi cari, impedendole di telefonare o di vederli (isolamento); tiene sotto controllo il suo cellulare; la accusa di non essere una buona madre/moglie; le rivolge una serie di minacce: portarle via figli, ucciderla o suicidarsi se lei non farà e sarà ciò che lui vuole.

Cogliamo l’occasione per ricordarvi che domani, martedì 25 novembre, si celebrerà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

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