Se desiderate avere una gravidanza, vi consigliamo di leggere questo post. La dolce attesa arriva quando meno te l’aspetti e potresti, in questo periodo, sentirti spaesata perchè per te è tutto nuovo e non sai cosa fare. Da un punto di vista puramente medico, la prima cosa da fare è quella di recarsi presso il proprio medico di base per chiedergli come prepararsi ad una eventuale gravidanza ; lo stesso vi prescriverà i vari esami da fare e vi dirà di assumere l’acido folico. In questo articolo sarà spiegata l’importanza di questo integratore .

Acido folico per il corretto sviluppo del feto

L’acido folico, o meglio i folati, sono un complesso vitaminico appartenente al gruppo B, che svolgono un ruolo chiave nei processi fisiologici di crescita e differenziazione delle cellule. Durante la gravidanza, acquistano un peso fondamentale perché partecipano alla sintesi del DNA e dell’RNA e di alcuni amminoacidi. La loro presenza quindi è fondamentale per garantire il corretto sviluppo dell’embrione e del feto. Una eventuale carenza può voler dire problemi per il bambino, come nascite premature o ritardi mentali.

La dose consigliata per la donna in gravidanza è di 600 μg al giorno (contro i 400 μg bastanti a una donna adulta in età fertile), ma si consiglia anche di assumere quantità adeguate anche nel mese precedente al concepimento e continuare durante l’allattamento. A volte è possibile che il vostro medico suggerisca l’utilizzo di appositi integratori, qualora ce ne fosse bisogno. Quali sono però le fonti alimentari più ricche di folati?

Bisogna generalmente incrementare il consumo di frutta e verdura: carciofi, asparagi, broccoli, cavoli, legumi (soprattutto fagioli, ceci e soia), spinaci, lattuga e indivia, barbabietole, frutta secca (mandorle, arachidi e noci), agrumi, kiwi e cereali integrali. Fonti non vegetali ricche di folati sono il fegato (ma evitare le frattaglie durante la gravidanza) e le uova, assolutamente ben cotte.

Gravidanza: quali esami fare prima

Quando una coppia decide di avere un figlio deve prepararsi al meglio ed affrontare tutto l’iter di preparazione che questo momento prevede. Una buona prevenzione è infatti il primo passo verso una gravidanza serena. Ecco gli esami principali da fare prima di programmare una gravidanza:

  • visita dal ginecologo. La visita dallo specialista deve essere fatta prima che la gravidanza sia iniziata, molte donne invece programmano la visita durante le prime settimane di gestazione. Si esegue un’ecografia per controllare che l’apparato riproduttivo sia in buono stato e che non vi siano ostacoli al concepimento, come fibromi o polipi. In più il ginecologo prescrive alcuni esami del sangue, come la transaminasi per escludere patologie epatiche.
  • Test per la rosolia. Il rubeo test consente di sapere se la donna ha avuto in passato la rosolia, una malattia che una volta contratta lascia un’immunità permanente e può compromettere la salute del bambino
  • Eseguire il toxo-test. Consente di sapere se si è immuni contro la toxoplasmosi; anche questa se contratta lascia un’immunitò permanente.
  • Verificare la compatibilità di alcune cure. Se la donna sta già assumeno farmaci, deve assicurarsi che essi non compromettano l’andamento della gravidanza, ed in caso positivo interrompere subito le cure. Malattie come diabete, epilessia e asma possono essere curate anche in gravidanza, tuttavia occorre rivedere le dosi.
  • Assumere acido folico. L’assunzione di acido folico deve cominciare almeno un mese prima del concepimento e continuare durante il primo trimestre di gravidanza. Serve a prevenire disfunzioni importanti come la spina bifida.
  • Condurre uno stile di vita sano. Rivedere la propria alimentazione ed adottare uno stile di vita sano è il primo passo da fare prima di cominciare una gravidanza. Non fumare, eliminare alcool e controllare il peso sono dei buoni inizi, così come fare attività fisica.
  • Eseguire Pap-test e tampone vaginale. Questi due esami sono fondamentali oltre i 35 anni e servono ad escludere patologie della cervice uterina.
  • Verificare l’idoneità del posto di lavoro. Se si decide di avere una gravidanza bisogna accertarsi di lavorare in un ambiente sano che non metta in pericolo la nostra salute e quella del bambino. E’ importante quindi verificare che non ci siano sostanze tossiche o prodotti chimici che possano portare a delle infezioni.

Acido folico riduce il rischio di ictus

Assumere acido folico in aggiunta ai farmaci antipertensivi riduce il rischio di ictus del 21%: è quanto emerso da un recente studio effettuato dai ricercatori del Peking University First Hospital di Beijing (Cina). I risultati, pubblicati su JAMA, hanno rivelato il ruolo della vitamina B9 nel prevenire l’insorgenza dell’evento nei soggetti che soffrono di pressione alta.

L’esperimento, che ha avuto una durata di circa 4 anni, ha visto coinvolti 20.702 pazienti. I ricercatori gli hanno divisi in due gruppi: i primi dovevano assumere un farmaco contro l’ipertensione, i secondi, invece, oltre al medicinale, dovevano prendere anche un integratore di acido folico.

Sono stati registrati 355 casi di ictus tra i partecipanti che prendevano solo il farmaco e 282 casi tra chi assumeva anche l’acido folico.

Tali risultati hanno evidenziato una riduzione assoluta del rischio di ictus pari allo 0,7% e una riduzione relativa del 21% grazie alla vitamina B9.

“Ipotizziamo che anche nei Paesi in cui è più diffuso l’utilizzo degli integratori di acido folico, come Stati Uniti e Canada – dichiarano gli autori -, ci possa essere maggiore spazio per ridurre l’incidenza dell’ictus con una terapia più mirata di acido folico.”

Già altri studi effettuati in passato avevano messo in luce questa correlazione, “ma i dati di questo studio, relativi alla prevenzione primaria in soggetti ipertesi, sono piuttosto forti”, sottolinea Simona Marcheselli, responsabile dell’Unità operativa di Neurologia d’urgenza di Humanitas.

Acido folico in sintesi

L’acido folico è una vitamina del gruppo B molto importante per il benessere del nostro organismo, in particolare durante lo sviluppo dell’embrione.

Numerosi studi hanno infatti dimostrato che un’adeguata assunzione di acido folico riduce del 70% il rischio di difetti del tubo neurale, tra cui spina bifida, anencefalia e encefalocele, e di altri problemi congeniti come anomalie cardiovascolari, malformazioni delle labbra e del palato, difetti del tratto urinario e di riduzione degli arti.

Recentemente è stato inoltre individuato il suo ruolo contro la comparsa di attacchi di cuore, cancro e diabete.

Se all’inizio della gravidanza l’apporto di acido folico è scarso, tali riserve rischiano di esaurirsi del tutto durante i nove mesi, con i vari rischi che ciò può comportare per il nascituro. Il nostro organismo, infatti, non è in grado di produrre autonomamente questa vitamina, per questo è importante prestare la giusta attenzione alla sua assunzione.

Esistono alcuni cibi che la contengono, come frutta, verdura, legumi, ma la sola alimentazione non è in grado di soddisfare il fabbisogno della gestante, da qui la necessità di integrare una dieta sana ed equilibrata con appositi farmaci (previa prescrizione medica) o con alimenti addizionati con acido folico, specifici per le donne in gravidanza.

Ma quali sono le dosi consigliate? Se in condizioni normali il fabbisogno giornaliero di acido folico può essere soddisfatto consumando gli alimenti giusti, nella fase peri-concezionale tale fabbisogno aumenta.

Per ridurre il rischio di malformazioni, è necessario provvedere all’assunzione di tale vitamina già mentre si sta programmando una gravidanza, almeno un mese prima. La dose consigliata è pari a 0,4 mg/die.

Durante la gestazione, la futura mamma ha bisogno di 0,6 mg/die, sssunzione che dovrebbe continuare almeno fino al terzo mese. Nel corso dell’allattamento, invece, il fabbisogno è di 0,5 milligrammi.

Ci sono casi in cui l’apporto giornaliero di acido folico nel periodo peri-concezionale deve essere superiore di almeno 4,5 mg: ciò vale per le donne che hanno avuto precedenti gravidanze in cui si sono verificati difetti del tubo neurale o con storie familiari di malformazioni congenite; gestanti in cura con farmaci antiepilettici o con antagonisti dell’acido folico; mamme affette da diabete, celiachia e patologie gastrointestinali; in presenza di aborti ripetuti.

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