Emerge un controverso caso di intercettazioni tra Russia e Germania, che si infiamma con l’accusa da parte di Mosca di un coinvolgimento diretto dell’Occidente.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha dichiarato che è stata intercettata una conversazione tra alti ufficiali militari tedeschi riguardante possibili attacchi al ponte russo in Crimea. Questa affermazione solleva gravi preoccupazioni sulle relazioni tra i due paesi e pone in evidenza il timore russo di presunti piani ostili orchestrati dall’Occidente nei confronti della Crimea. La questione si complica ulteriormente con il sospetto di un cyber attacco alla difesa russa, alimentando una serie di tensioni già esistenti tra le nazioni coinvolte.
Cyber attacco alla difesa russa
I servizi di intelligence militare dell’Ucraina (DIU) hanno rivendicato la responsabilità di un sofisticato attacco informatico ai server del Ministero della Difesa russo. Il loro obiettivo sarebbe quello di acquisire dettagliate informazioni sulla leadership militare, gli ordini impartiti, le direttive strategiche e i rapporti correnti. La nota peculiare di questa operazione è la partecipazione attiva del vice ministro russo della Difesa, Timur Vadimovich Ivanov. Tuttavia, sembra che i dettagli riguardanti il suo coinvolgimento siano scarsi.
I servizi militari ucraini hanno reso noto tramite il canale Telegram di Ukrainska Pravda che ora sono in possesso di un particolare software. Quest’ultimo è un software di protezione e crittografia, in precedenza impiegato dal Ministero della Difesa russo. In aggiunta, dichiarano di avere accesso a una vasta gamma di documenti ufficiali classificati appartenenti al Ministero della Guerra russo.
Questi documenti sembrerebbero includere vari ordini operativi, rapporti dettagliati, direttive strategiche e informazioni. Quest’ultime, sono state condivise tra le oltre 2.000 unità strutturali che compongono il Ministero della Difesa russo. L’acquisizione di tali dati è stata presentata come un successo di analisi. Ciò ha contribuito a identificare non soltanto i generali, ma anche altri alti funzionari, assistenti e specialisti che utilizzavano un software elettronico di nome Burocrat per la circolazione di documenti.