Molte categorie sono in allerta e le opposizioni sfruttano il crescente malcontento per contestare il governo, mentre il silenzio della maggioranza e dei leader di partito suggerisce un certo disagio verso una manovra che non soddisfa numerose aspettative.
Uno dei punti critici riguarda il taglio del canone Rai, misura sostenuta dalla Lega, che prevedeva una riduzione da 90 a 70 euro anche per il 2025, confermata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Tuttavia, nei 144 articoli della legge di bilancio questa proposta è assente, sollevando dubbi che potrebbero essere affrontati durante l’iter parlamentare, specialmente in seguito alla preoccupazione manifestata dal cda Rai per le misure che limitano le spese e prevedono tagli dal 2026.
Anche le pensioni minime rappresentano un nodo complesso. Forza Italia, che da sempre si impegna su questo tema, si è dichiarata ufficialmente soddisfatta, ma l’aumento previsto è solo di 3 euro, portando l’assegno da 614,77 a 617,9 euro, una cifra inferiore alle aspettative. Il partito sperava in un aumento oltre i 630 euro e probabilmente tenterà di ottenere un miglioramento in Parlamento. Inoltre, la Lega insiste sulla necessità di riforme previdenziali per i giovani. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha espresso l’auspicio che alcune delle loro proposte possano essere integrate nel testo finale tramite emendamenti parlamentari.
Concordato
Oltre alle pensioni e al canone Rai, a influire sugli interessi dei partiti c’è il possibile esito del concordato biennale per gli autonomi. Le risorse derivanti da questo strumento potrebbero essere destinate principalmente al taglio dell’Irpef per i ceti medi, un intervento richiesto da Forza Italia che punta a ridurre l’aliquota del 35% di due punti e ad ampliare lo scaglione di reddito fino a 60.000 euro. Qualora il concordato risultasse particolarmente favorevole, come auspicato dal ministro Giorgetti, potrebbero esserci anche margini per intervenire sulla flat tax, una proposta della Lega che intende alzare il tetto oltre gli 85.000 euro.
Ma non sono solo i partiti a chiedere modifiche alla manovra. Gli editori della Fieg, contrariati dall’estensione della web tax, sollecitano il Parlamento a introdurre modifiche. Intanto, l’Organismo Congressuale Forense si oppone alla norma che potrebbe causare la sospensione dei processi per il mancato pagamento del contributo unificato e annuncia iniziative per fermarla. Anche i costruttori dell’Ance esprimono preoccupazione per l’assenza di una proroga delle norme contro il rincaro dei materiali, evidenziando il rischio di blocco di numerosi cantieri, compresi quelli del Pnrr. Un timore condiviso da Forza Italia, che ha già pronto un emendamento tramite la deputata Erika Mazzetti. Inoltre, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) sta dialogando con Confindustria per valutare possibili modifiche alla Transizione 5.0, agevolazione per le imprese destinata alla trasformazione digitale.